“Viaggio” nel CAD di Caivano. La psicologa Stella Celentano: “Gettato seme di speranza in spazi difficili. Ma c’è sempre tanto da fare. Stiamo vivendo paradosso culturale”.
Salvatore Piro
“Dopo una lunga detenzione nel carcere di Pozzuoli, sono entrata in contatto con l’associazione Codice Rainbow di Caivano e l’associazione Pochos. Grazie a loro, sto portando avanti anche la relazione con la mia compagna e ho ritrovato un rapporto con i miei tre figli che mi hanno accettato per quella che sono adesso”. E’ la toccante testimonianza di Anna C., ex detenuta, tra le 30 persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ che quest’anno si sono rivolte al centro di supporto psicologico e di orientamento al lavoro del CAD (Centro Antidiscriminazioni LGBT+) sorti in uno dei posti più degradati anche culturalmente, il Parco Verde di Caivano: piazza di spaccio di droga controllata dalla camorra dove la diversità non è sinonimo di sviluppo, ma spesso di solitudine.
“In quest’anno, abbiamo ascoltato i bisogni, la voglia di rinascere di Anna e di tante altre persone. Attraverso l’apertura del CAD di Caivano, volevamo lanciare un segnale forte in un territorio così difficile. Abbiamo incontrato parecchie resistenze anche solo nel raccogliere dei legittimi e semplici coming-out. Eppure, soprattutto grazie alla disponibilità del Terzo Settore e del Comune, quest’anno abbiamo qui davvero lanciato un seme di speranza” ha dichiarato a Radio Pride la psicologa Stella Celentano, responsabile dello sportello di ascolto. Il CAD di Caivano, inaugurato il 13 Febbraio 2023, ha cessato la propria attività nello scorso Novembre. Il progetto, fortunatamente, dovrebbe continuare per altri 12 mesi. La riapertura è infatti attesa a stretto giro grazie ai fondi di nuovo garantiti dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR).
Anche nel 2024, dunque, le persone LGBT+ discriminate per il proprio orientamento sessuale o identità di genere, potranno usufruire di un servizio di Assistenza Telefonica, Linea Rainbow (H24), e di una serie di servizi per aiutarle a superare le condizioni di fragilità sociale ed economica tramite l’avvio di percorsi diversificati in grado di fornire i mezzi adeguati a un inserimento nella realtà cittadina. Il Centro contro le discriminazioni – nato dalla sinergia tra il Comune di Caivano (capofila del progetto) e l’associazionismo privato, in particolare l’Associazione LGBT+ Pochos Napoli, la Fondazione Genere Identità e Cultura, Qualifica Group Formazione e Lavoro Srl, con il supporto dell’Associazione “Un’infanzia da vivere” – sarà operativo non solo negli spazi comunali in gestione all’Associazione “Un’Infanzia da Vivere” nel Parco Verde di Caivano, ma pure in quelli della Biblioteca Comunale.
Il centro d’ascolto Codice Rainbow di Caivano, inoltre, nasce da un drammatico fatto di cronaca, l’omicidio di Maria Paola Gaglione, speronata sul motorino dal fratello e uccisa da questi mentre scappava perchè la famiglia non condivideva la relazione d’amore tra lei e il suo compagno Ciro. “La genesi del centro è importante e ne fa un elemento di avanguardia in questo periodo storico per la rivendicazione dei diritti civili e sociali delle persone LGBTQIA+ in tutto il Paese” ha detto il coordinatore del Progetto “Codice Rainbow”, Antonello Sannino. Un altro, ennesimo punto di forza del CAD al Parco Verde di Caivano, sono i Pochos: unica associazione sportiva dilettantistica del sud riconosciuta dal Coni, che è in contrasto con le discriminazioni di genere e l’omotransfobia nel mondo dello sport.
La chiusura, poi, spetta ancora alla dottoressa Celentano: “Stiamo vivendo un vero e proprio paradosso culturale. Da un lato, infatti, la società, anche grazie all’esplosione di piattaforme Social come Fb e Tik-Tok, agevola la comunicazione, il successo dei comig-out fatti anche da ragazzini 12enni, che in questo modo trovano finalmente il coraggio di farsi avanti. Dall’altro, però, c’è una classe politica dirigente e di governo che discrimina l’emancipazione e la tutela dei diritti della comunità LGBTQ, ma non solo. Penso per esempio a temi come il diritto all’aborto e alla gestazione per altri”. Come a dire, insomma. C’è ancora tanto da fare.