Massimo Verdastro riceve il Premio Nino Gennaro e presenta “Caro amico ti scrivevo. Lettere 1991–1995”
A Palermo, nell'ambito del Sicilia Queer Filmfest, l’attore riceve il riconoscimento dedicato al poeta ribelle dell’identità queer: «la comunità Lgbt+ gli deve molto».

Il 24 maggio scorso, nella cornice suggestiva del Cinema De Seta dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, nell’ambito del Sicilia Queer filmfest, l’attore e regista Massimo Verdastro ha ricevuto il Premio Nino Gennaro, un riconoscimento importante che celebra l’impegno artistico, politico, poetico ed esistenziale nel dare voce ai margini.
Il premio, istituito in memoria di Nino Gennaro — poeta, drammaturgo, attivista e voce “asistematica” della Palermo queer degli anni Ottanta e Novanta — è stato conferito a Verdastro per la sua continua e appassionata diffusione dell’opera di Nino Gennaro di cui ha raccolto e trasmesso la lezione culturalmente “incendiaria” e intellettualmente anticonformista.
Massimo Verdastro è da anni custode convinto e ostinato dell’opera di Nino Gennaro, intellettuale morto prematuramente, di Aids, a soli quarantasette anni, nel 1995, voce tra le più radicali e “resistenti” del teatro italiano, capace di far convergere, in anni politicamente complicati, attivismo omosessuale, denuncia sociale e poesia militante. Il teatro e la poesia di Nino Gennaro, sempre lontani dalle ribalte ufficiali e mainstream, raccontavano di marginalità, di fame d’amore e di Aids, di rapporti violenti e dolcissimi, di identità negate e reinventate, di rivendicazioni sociali, di desideri inconfessabili e di sentimenti viscerali.
Il conferimento del Premio è coinciso con la presentazione di un libro prezioso: “Caro amico ti scrivevo. Lettere 1991–1995”, a cura dello stesso Verdastro, pubblicato da Edizioni EFG. Un epistolario bruciante, composto dalle lettere scritte da Nino Gennaro nei suoi ultimi anni, mentre la malattia lo consumava ma non gli spegneva la fame di raccontare, di scrivere, di urlare la sua verità. Lettere che parlano di teatro, di sesso, di rabbia e di sogni, restituendo un uomo vulnerabile nella sua fragilità, eppure potentemente vivo.
Raggiungiamo telefonicamente Massimo Verdastro per saperne di più su Nino Gennaro e su questo nuovo necessario omaggio alla sua memoria.
Massimo, quale eredità culturale e sociale ci ha lasciato Nino Gennaro? Perché è importante e in cosa è attuale il suo messaggio?
Durante il periodo della malattia Nino Gennaro scrive a mano (scrittore amanuense, tutta la sua opera è scritta a mano) più di duemila copie del LIBRETTO GIOIATTIVA che regala a chi vuole. Ci sono alcune frasi illuminanti che credo sintetizzino il suo pensiero. Per esempio “CAMBIATE PARTNER FATE LA CORTE ALLA GIOIA”. Che non vuol dire passare da un boy all’altro o da una donna all’altra. Il “PARTNER” da cambiare è appunto la tristezza, questo mondo di tristezza che demanda la felicità illusoria, raggiunta al prezzo della salute viva, alle merci, ai prodotti che grondando morte. Nella sua opera c è sempre il tentativo di creare un ponte tra sé e l’altro, con amore. Credo che, in questo momento storico, le sue parole più che mai sembrano indicarci una strada verso un futuro scevro da fascismi, massacri e distruzioni. L’amore di cui Gennaro parla per sé stesso e per gli altri assume un valore politico che necessita di impegno, attenzione, cura, rispetto, disponibilità per ogni cosa e per ogni persona.
Come descriveresti, in maniera sintetica, il tuo rapporto con Nino Gennaro?
La nostra è stata una profonda amicizia fraterna, nata a Palermo nel 1978. Entrambi giovanissimi ci siamo conosciuti all’Hotel Centrale dove io, con la compagnia romana con cui lavoravo, facevo spettacoli in cambio dell’ospitalità. Gennaro, transfuga da Corleone, si uní a noi, condividendo quella esperienza.
A tuo parere, perché la figura di Nino Gennaro, così rivoluzionaria nel panorama intellettuale del novecento italiano, è ancora così poco conosciuta?
Gennaro ha sempre rifiutato vetrine e convenzioni. Ma era felicissimo di quando cominciai a portare in scena i suoi testi. Gli spettacoli che ho realizzato in tutta Italia e le pubblicazioni che gli ho dedicato, lo hanno rivelato ad un pubblico più ampio e alla critica nazionale. E poi nel 2010 il Sicilia Queer filmfest gli intitola un premio che viene conferito a personalità di spicco della cultura internazionale.
Cosa deve la comunità Lgbt+ a Nino Gennaro?
Direi l’impegno, il coraggio, la dedizione che Nino Gennaro, a partire dai primi anni ’70 a Corleone, ha messo per l’affermazione dei diritti degli omosessuali. La sua battaglia antimafia, l’impegno nel sociale per il diritto alla casa (è suo lo slogan LA CASA È COME IL PANE). Gennaro è stato uno dei pionieri di questo impegno. La comunità LGBT+ gli deve molto.
