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Performer per un giorno, più di 130 donne a Napoli posano contro il femminicidio

La mostra corale ‘In Memoriam - Manifesto visivo’ è un momento di immedesimazione. Il fotografo Anatrella: “Il contest presto nelle scuole e nelle università”

Performer per un giorno, più di 130 donne a Napoli posano contro il femminicidio

News

12 Maggio 2025

Di: Francesca Saccenti

La stanza si trasforma in obitorio. Le donne si stendono su un copertone di plastica per simulare la propria morte. I fotografi, vestiti di bianco, indossano i panni dei medici legali: scattano un ultimo ritratto ai volti senza vita, un attimo prima che il sacco venga chiuso e riposto metaforicamente nella cella frigorifera. La rappresentazione della fine diventa un messaggio d’arte, una cruda denuncia per sensibilizzare sul tema del femminicidio durante la performance immersiva e corale ‘In Memoriam – Manifesto visivo’.

L’iniziativa, nata da un’idea del fotografo partenopeo Matteo Anatrella

supportato dallo staff di Anema project, di Magazzini Fotografici, di FotoDiego e dell’Università Parthenope, è un grido per ricordare le numerose vittime. Nel primo trimestre del 2025 – secondo i dati diffusi dal ministero dell’Interno – in Italia si contano 17 vittime di femminicidio. Un massacro che si muove silenzioso nelle strade e all’interno delle quattro mura. Nella sala spogliata di qualsiasi arredo – come un requiem – rimbombano le note di una musica funerea, che riempiono il vuoto di uno spazio asettico, dove a fare da sfondo c’è un grande faro. La luce non rappresenta solo un elemento tecnico e necessario, ma si arricchisce di un concetto filosofico: serve a illuminare le zone d’ombra e gli angoli bui avvolti dal silenzio. Sulle pareti in tempo reale vengono stampate e appese le fotografie in bianco e nero delle partecipanti. Gli occhi sono chiusi e sul loro corpo come una lapide viene deposto un foglio, che contiene la data di nascita e di morte di alcune vittime di femminicidio nel corso della storia. Per favorire l’immedesimazione all’ingresso viene fornita una lista con il giorno del decesso di donne oggetto di soprusi.

C’è la storia di Apronia, uno dei primi femminicidi della storia dell’antica Roma

al quale seguì una lunga e complicata vicenda giudiziaria al cospetto dell’imperatore Tiberio. Lo storico Tacito negli ‘Annali’ narra che la nobildonna fu defenestrata dal marito, il pretore Plauzio Silvano, una notte senza un apparente motivo. “Sono morta la prima volta nel 24 d.C. uccisa senza pietà! – si legge in una nota della mostra – Quante altre volte dovrò morire? Mi hai uccisa, tu che impugnavi l’arma tra le mani, tu che in silenzio restavi a guardare. Adesso guardami, ancora e ancora… e ancora. Il mio viso per sempre, freddo racconto di morte”. A rafforzare il messaggio ci sono i pensieri condivisi dalle performer per un giorno: “Il cambiamento culturale è necessario”, Daniela. “La vita di ogni donna conta”, Simona.

“‘In Memoriam – Manifesto visivo’ ha raccolto sabato 10 e domenica 11 maggio la testimonianza di poco più di 130 donne. Non hanno partecipato solo donne di Napoli, ma provenienti da tutta l’Europa in visita nella nostra città. Dall’Inghilterra alla Francia, passando per il Nord Italia. La performance al femminile era partita con aspettative molto più basse e invece ci siamo ricreduti. Il tema che abbiamo trattato è delicato e soprattutto urgente, invita alla riflessione – spiega l’ideatore del contest, il fotografo Matteo Anatrella -. Speriamo di poter portare presto il progetto nelle scuole superiori e all’interno delle università. Si tratta di immagini evocative, potenti e seriali. Un dialogo tra fotografia ed esposizione che mi auguro possa contribuire a una maggiore presa di coscienza e a un cambiamento culturale. Un appello alla responsabilità, chi si gira dall’altra parte e tace è colpevole”.