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D.L. Sicurezza, Villone: “Testo unico repressivo del governo. A rischio fasce deboli e libertà fondamentali”

Il costituzionalista: “C’è un panpenalismo che vuole creare un effetto di dissuasione. Così si colpiscono le fasce più deboli: emarginati, migranti e detenuti. Il Pride? Un giorno potrebbe turbare la comunità ed essere vietato”

D.L. Sicurezza, Villone: “Testo unico repressivo del governo. A rischio fasce deboli e libertà fondamentali”

Diritti civili

2 Maggio 2025

Di: Francesca Saccenti

Il Decreto Legge Sicurezza è un attacco alla democrazia, tuonano 237 giuristi. Restringe il diritto di riunione pacifica, spiega Amnesty International nel rapporto ‘Lo stato dei diritti umani nel mondo’. Il disegno di legge, trasformato dal governo in decreto – senza che ci fosse nessun presupposto di necessità e urgenza, espropriando di fatto il ruolo delle Camere secondo numerose associazioni – continua ad alimentare il dibattito. Ne abbiamo parlato con il costituzionalista Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.


in foto il prof. Massimo Villone

La Procura di Foggia, il 27 aprile nell’ambito di un procedimento per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali nei confronti di due agenti di polizia giudiziaria, ha chiesto al Tribunale di sollevare la questione di legittimità costituzionale. Che idea si è fatto?

Vedremo la Corte cosa deciderà, quale sarà l’esito. Per quanto riguarda il merito, mi pare evidente che c’è una visione panpenalista e repressiva, che crea un clima di dissuasione. Su specifiche norme del ddl si può anche essere d’accordo. Credo che nessuno si possa lamentare per l’aumento esponenziale delle pene nel caso di truffe agli anziani. 

É stata irrituale la scelta di trasformare il disegno di legge in decreto in modo da rendere più veloce l’iter, togliendo di fatto la possibilità alle Camere di effettuare delle modifiche?

Un passaggio significativo, che già di per se è assai dubbio per la costituzionalità. La necessità e l’urgenza, dopo più di un anno di discussione in parlamento, sono difficilmente comprensibili. Un atteggiamento che indica come il governo abbia voluto metterci una bandiera.

Sulla resistenza a pubblico ufficiale?

Quando parliamo di condotte di resistenza passiva a pubblico ufficiale è chiaro che andiamo su un campo suscettibile di letture assolutamente estensive nella prassi. Un terreno molto scivoloso. Che cosa è la resistenza passiva: un manifestante che si siede per terra o un detenuto che fa il digiuno in carcere? Si crea un effetto di dissuasione quando si dovrà decidere di fare un corteo. Si è parlato di norma no-tav per ostacolare il dissenso legato alla costruzione di nuove opere. Incontreremo problemi anche per il ponte sullo Stretto di Messina, per dirne una. La libertà di unione e di manifestazione del pensiero sono i cardini fondamentali della nostra Costituzione.

Un 25 aprile all’insegna della “sobrietà”, un chilling effect (effetto di raffreddamento) da parte del governo che ha cercato di mettere in sordina le celebrazioni, come lei stesso ha scritto sul quotidiano La Repubblica. Anche il ddl Sicurezza n. 48/2025 si muove in quest’ottica?

La mia è un’opinione, ma penso che sia suffragata dai fatti. Il governo porta avanti un orientamento in modo esplicito o implicito non favorevole alle libertà e ai diritti costituzionalmente garantiti. Se pensiamo già dall’inizio della legislatura con il primo provvedimento, il decreto Rave, che è entrato nella storia, riusciamo a capire come intenda operare l’esecutivo. Oggi il ddl Sicurezza rappresenta un testo unico del pensiero governativo. 

Nonostante le richieste delle associazioni per i diritti umani, le bodycam non saranno obbligatorie e soprattutto non avranno un codice identificativo. In sintesi si controllano i manifestanti ma non gli agenti?

Tutto questo fa parte delle norme che intendono mettere uno scudo alla forza pubblica. Rinunciare all’obbligatorietà delle bodycam significa non considerare l’importanza di un elemento idoneo a dare oggettività alla lettura di quello che accade. La resistenza passiva a pubblico ufficiale si fonderà sulla libera interpretazione e non su una prova oggettiva, data dall’acquisizione delle immagini. Perfino nelle serie tv americane su Netflix si vede la polizia con le bodycam! 

Il rischio è che si vogliano colpire le fasce più deboli come migranti e detenuti?Tra i nodi cruciali ci sono la resistenza a pubblico ufficiale, la non obbligatorietà del rinvio di pena per le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno e il dibattito sull’occupazione delle case.

Le parti più deboli sono sempre a rischio con o senza ddl. Anche se in questo caso il decreto ne peggiora le condizioni. Non dimentichiamo che il provvedimento tocca i centri di trattenimento per i migranti irregolari, i Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR). Anche su questo fronte c’è la “benevola attenzione del governo”. I magistrati avranno un aumento del carico di lavoro.

Decreto Cutro, Rave e Caivano si muovono all’interno di uno scenario simile?

Direi di sì. Caivano è stato uno show, un palcoscenico, è stato preso come esempio per fare uno spot. Quante Caivano ci sono in Italia? Ce ne sono tante di cui nessuno parla.

Ritorniamo alla questione della sobrietà…

Da dove è uscita la sobrietà? Una chiave di lettura illuminante per comprendere l’orientamento della maggioranza e dell’esecutivo. Per il 25 aprile, anniversario della liberazione, qualche sindaco ha interpretato questo invito in modo distorto: ha pensato che non si dovesse celebrare la giornata a causa della morte di Papa Francesco. Domani cosa succederà, per che cosa si invocherà la sobrietà? Sono segnali di particolare pericolosità che non possono essere sottovalutati. I diritti e le libertà vanno esercitati in maniera corretta e giusta, evitando le minacce reali per l’ordine e la sicurezza pubblica, ma non i pericoli inventati. Pensiamo anche al Pride, non dubito che qualcuno un giorno possa dire che turba la serenità della comunità e quindi non si deve fare.