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“Free to love, free to be”: La nuova Strategia LGBTIQ+ 2026-2030 per un’Europa dell’uguaglianza

La Commissione europea lancia la Strategia LGBTIQ+ 2026-2030, ma l’Italia è in allarme: le associazioni avevano denunciato a Bruxelles l’erosione dei diritti sotto il Governo Meloni.

“Free to love, free to be”: La nuova Strategia LGBTIQ+ 2026-2030 per un’Europa dell’uguaglianza

Diritti civili, Politica

10 Ottobre 2025

Di: Radio Pride

La Commissione europea ha pubblicato la sua nuova e ambiziosa Strategia LGBTIQ+ per il periodo 2026-2030, intitolata  Free to love, free to be (Liberi di amare, liberi di essere). Un piano quinquennale che mira a consolidare i progressi compiuti in materia di uguaglianza e inclusione, e a rispondere alle nuove sfide che le persone LGBTIQ+ continuano a vivere in Europa.

Un’Europa in evoluzione, ma con forti discriminazioni

La Strategia fotografa un’Europa in cui l’integrazione sociale è in crescita: circa il 75% dei cittadini dichiara di sentirsi a proprio agio ad avere colleghi gay, lesbiche o bisessuali. Tuttavia, nonostante questo progresso, permangono livelli inaccettabili di odio, violenza e discriminazione. Un dato allarmante mostra che circa una persona su tre LGBTIQ+ riferisce di aver subito discriminazioni o episodi di esclusione, odio o violenza negli ultimi 12 mesi. La Commissione riconosce che, nonostante i progressi, persistono livelli “inaccettabili” di odio, violenza e discriminazione, soprattutto contro persone trans, non binarie e intersex.

Di fronte a questa realtà, la nuova strategia definisce tre aree chiave di azione per contrastare l’odio e rafforzare l’emancipazione delle persone LGBTIQ+.

Le tre aree d’azione chiave della strategia

1. Proteggere le persone LGBTIQ+

Questa sezione si concentra sulla lotta contro ogni forma di violenza e discriminazione:

  • Contro l’odio e la violenza: Sarà lanciato un nuovo piano d’azione contro il cyberbullismo e creata una “knowledge hub” (piattaforma di conoscenza) per raccogliere informazioni sull’odio online illegale.
  • Contro la discriminazione: Sarà garantita l’applicazione rigorosa delle leggi UE pertinenti e continueranno i finanziamenti alle organizzazioni della società civile che difendono i diritti LGBTIQ+. La Commissione, inoltre, pubblicherà nel 2026 un rapporto sull’attuazione delle norme in materia di parità sul posto di lavoro e definirà nuove linee guida per pratiche di assunzione inclusive. Vi sarà la creazione di un “knowledge hub” europeo per raccogliere dati su crimini d’odio e incitamento all’odio
  • Contro le pratiche di conversione: Queste pratiche, che mirano a cambiare forzatamente l’orientamento sessuale o l’identità di genere, saranno tenute sotto attenta osservazione. La Commissione valuterà misure appropriate, anche in considerazione dell’iniziative per il loro divieto.

2. Rafforzare l’empowerment delle persone LGBTIQ+

La strategia mira a potenziare gli strumenti di uguaglianza e inclusione in diversi ambiti:

  • Organismi per le pari opportunità: Si lavorerà per garantire che questi organismi siano davvero efficaci nella promozione dei diritti LGBTIQ+.
  • Famiglie Arcobaleno: Si incoraggeranno i Paesi dell’UE ad adottare la proposta sul Riconoscimento della Genitorialità a livello europeo, un passo fondamentale per la tutela dei diritti dei minori.
  • Inclusione sul posto di lavoro: Verrà promossa l’inclusione e il rispetto collaborando con la Piattaforma UE delle Carte della Diversità per sostenere i/le dipendenti LGBTIQ+.

3. Coinvolgere la società per l’uguaglianza

Per coinvolgere la società civile e gli Stati membri:

  • Strategie Nazionali: Tutti i Paesi membri sono invitati ad adottare strategie o piani d’azione nazionali in materia di uguaglianza LGBTIQ+.
  • Dati e Analisi: Sarà migliorata la raccolta e l’analisi dei dati per comprendere meglio le esperienze di vita reali delle persone LGBTIQ+.
  • Forum di Dialogo: Sarà lanciato un “LGBTIQ+ Policy Forum”, una piattaforma diretta di scambio tra la società civile e la Commissione europea.

L’allarme italiano a Bruxelles: associazioni contro l’“erosione sistematica” dei diritti

L’impegno dell’UE per la parità è stato preceduto da un forte allarme proveniente dall’Italia. Nel maggio scorso, in vista della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Lesbofobia, la Bifobia e la Transfobia (17 maggio), le principali associazioni LGBTQIA+ italiane avevano avviato una serie di incontri a Bruxelles per denunciare le politiche del Governo Meloni e le criticità vissute nel Paese.

I/le rappresentanti delle associazioni Famiglie Arcobaleno, Antinoo Arcigay Napoli, Circolo Mario Mieli, Arcigay, AGEDO, Gaynet e MIT avevano incontrato referenti della Commissione Europea (tra cui Carles Dedeu Fontcuberta e Nadege Defrere) e della Commissione LIBE del Parlamento Europeo. La delegazione aveva incontrato diversi esponenti politici europei e italiani, tra cui Pasquale Tridico per il Movimento 5 Stelle, Alessandro Zan (Responsabile Diritti PD), e Marc Angel (Questore e co-presidente dell’intergruppo LGBTQI del Parlamento europeo), oltre alla vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno che a a valle dell’incontro aveva annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare alla Commissione Europea sulla situazione dell’UNAR e sull’attuazione in Italia delle direttive europee contro le discriminazioni.

Durante gli incontri con i funzionari della Commissione, tra cui Carles Dedeu Fontcuberta e Nadege Defrere, le associazioni italiane hanno denunciato una situazione definita di “erosione sistematica dei diritti LGBTQIA+” nel nostro Paese.

Le criticità sollevate

Le associazioni avevano descritto una “strategia di erosione sistematica” dei diritti, in particolare per le famiglie omogenitoriali e le persone trans:

  • Famiglie arcobaleno: L’associazione aveva denunciato la circolare del 2023 che ha vietato la trascrizione di certificati di nascita con due padri e l’impugnazione di certificati con due madri (come nel caso di Padova), che ha di fatto privato decine di bambini di un genitore legale. È stata inoltre condannata la legge (c.d. Varchi) che definisce la gestazione per altri (GPA) un “crimine universale”.
  • Persone trans: Il MIT aveva puntato il dito contro gli attacchi specifici, come l’ispezione all’Ospedale Careggi che ha portato alla chiusura del servizio di affermazione di genere in età prepuberale e il tentativo di imporre protocolli restrittivi.
  • L’UNAR: era stata espressa forte preoccupazione per l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), accusato di non operare con l’indipendenza e l’autonomia richieste dalle direttive europee, a causa dei legami con le logiche governative e delle nomine politiche.

Le associazioni avevano sottolineato, negli incontri di maggio, come questo Governo stava e sta seguendo una chiara linea ideologica punitiva, contribuendo a un clima politico ostile che si riflette in un aumento delle aggressioni e delle discriminazioni.

La richiesta di Famiglie Arcobaleno: trasformare gli impegni in legge

Accogliendo con favore la visione europea che riconosce il valore famiglie omogenitoriali, l’associazione Famiglie Arcobaleno ha sottolineato l’importanza cruciale della fase successiva.

Come Famiglie Arcobaleno, accogliamo con convinzione una visione europea che riconosca il valore delle nostre famiglie e delle nostre figlie e figli,” si legge nella nota. “Ora però serve il passo decisivo: che gli Stati membri trasformino questi impegni in leggi concrete, perché i diritti non restino solo parole.” L’appello è chiaro: la Strategia “Free to love, free to be” deve tradursi in azioni legislative immediate e tangibili nei singoli Paesi, specialmente in quelli dove i diritti sono sotto attacco, per garantire che l’uguaglianza diventi una realtà per tutti e per tutte.