La Denuncia di Ivan Cotroneo, al Teatro Sannazaro di Napoli, indaga la delicata e ambivalente relazione tra docente e studente
Ivan Cotroneo, autore e regista della pièce spiega: «Penso alla scuola come uno specchio, migliorativo, della società che c’è fuori. Ci sono tutte le opportunità del cambiamento, ma è anche un luogo delicato e fragile»

Al Teatro Sannazaro di Napoli, torna in scena, dal 2 al 4 maggio, dopo il debutto avvenuto a settembre, nell’ambito del Campania Teatro Festival, edizione 2024, il nuovo intenso lavoro teatrale, La Denuncia, scritto e diretto da Ivan Cotroneo, scrittore, sceneggiatore, regista e autore televisivo di successo con uno sguardo sempre rivolto alle dinamiche relazionali che attingono le giovani generazioni in un periodo, quello contemporaneo, segnato da profonde e significative trasformazioni sociali e culturali.
Il testo, particolarmente denso di tensione, culmina in un finale inaspettato, e mette in scena un confronto dialettico e di prospettive tra due figure femminili di età differente, una docente e una studentessa di scuola superiore, vincolate da un legame ambivalente e psicologicamente ambiguo, in cui la seduzione si insinua in modo inavvertito, quasi come uno strumento innocuo di maieutica o come leva per stimolare l’intelletto; una docente e una studentessa che sorprendentemente si rivelano, alla fine, più simili di quanto si potesse supporre.
Per saperne di più sulla pièce che andrà in scena dal 2 al 4 maggio, e che vede come protagoniste due bravissime interpreti, Marta Pizzigallo ed Elisabetta Mirra, raggiungiamo telefonicamente Ivan Cotroneo.
La Denuncia è un testo che affronta varie declinazioni del rapporto di relazione tra docente e discente. La scuola torna ad essere, ancora una volta, sfondo privilegiato delle tue narrazioni. Cosa ti spinge ad attraversare, con i tuoi lavori, il mondo della scuola? Credi sia un osservatorio privilegiato per capire più approfonditamente l’universo delle nuove generazioni o le urgenze emotive della società tutta?
Entrambe le cose. Ho sempre pensato, al di là della suggestione narrativa, che la scuola sia il laboratorio del futuro, e anche che sia il luogo insieme fisico e immateriale dove gli adolescenti e le adolescenti passano la maggior parte del loro tempo. Quello che succede all’interno e intorno alle mura scolastiche disegna anche il perimetro della nostra comprensione. Una serie recente come Adolescence racconta molto bene, secondo me, le meravigliose opportunità e gli enormi pericoli della scuola. Io cerco tutte le volte che posso di andare nelle scuole. La società del futuro, che sarà migliore della nostra, è lì. Penso alla scuola come uno specchio, migliorativo, della società che c’è fuori. Ci sono tutte le opportunità del cambiamento, ma è anche un luogo delicato e fragile.
A proposito di scuola, anche dai temi affrontati in La Denuncia, emerge una dimensione densa di conflitti e tensioni. Tu hai spesso modo di incontrare docenti e studenti, come regista e come autore di film e serie di successo. Che giudizio daresti della scuola, oggi? Quali i punti di forza e quali le criticità?
La scuola oggi è, ai miei occhi, un campo di battaglia perché risente della dimensione assai poco pacificata della nostra società. È impossibile che all’interno della scuola non si riflettano i conflitti sociali più importanti che vediamo nella nostra società civile, prima di tutto i temi del rispetto e dell’accoglienza. Ho sempre pensato che il bullismo sia un riflesso diretto della società adulta e non un problema delle ragazze e dei ragazzi. I nostri comportamenti da adulti hanno un riflesso diretto sulle idee che loro si fanno del mondo. Io ho grande rispetto per la scuola, per le persone che ci lavorano. Il mio è un osservatorio privilegiato però; nelle scuole in cui riesco ad andare a parlare del mio lavoro e della mia narrativa, c’è sempre stato un lavoro a monte su temi importanti: sono scuole in cui i ragazzi sono felicemente allenati al confronto, anche critico. Più difficile avere un’idea del resto, delle scuole chiuse, delle biblioteche scolastiche in cui si cerca di operare una censura delle pluralità del racconto. Per me la scuola dovrebbe essere un luogo insieme protetto e aperto. Quando è così, è veramente il luogo della formazione in tutti i sensi.
Infine, La Denuncia è un dramma che dovrebbero vedere – a tuo parere – più gli studenti, i docenti o le famiglie?
A mio parere La Denuncia, se visto da studenti, docenti, genitori offrirebbe l’opportunità di un confronto su temi importanti. È una storia di finzione, ma come spesso fanno le storie di finzione cerca di porre questioni reali su temi come il rapporto tra docente e discente, le aspettative familiari, gli affetti, la manipolazione, l’esistenza della menzogna, e cosa significhi essere maestri e maestre di vita.
