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TGEU: un quadro preoccupante per i diritti delle persone trans in Europa, con l’Italia fanalino di coda

Allarme per i diritti delle persone trans: il report TGEU mostra un'Europa in regresso, con l'Italia in situazione critica

TGEU: un quadro preoccupante per i diritti delle persone trans in Europa, con l’Italia fanalino di coda

Diritti civili, Transfobia

26 Maggio 2025

Di: Radio Pride

Il recente rapporto annuale di TGEU (Transgender Europe), la “Trans Rights Map 2025″, ha lanciato un allarme sui diritti delle persone trans in Europa e Asia centrale, indicando un arretramento complessivo per la prima volta nei suoi 13 anni di storia. Questa regressione non è un semplice scivolamento culturale, ma un “attacco strategico alle libertà fondamentali, all’uguaglianza e alla democrazia“.

La situazione generale in Europa

La “Trans Rights Map 2025” di TGEU, in linea con la recente “Rainbow Map” di ILGA-Europe, che ha visto l’Italia perdere un ulteriore punto rispetto al 2024, evidenzia una crescente polarizzazione dei diritti trans nel continente. Sebbene alcuni paesi continuino a fare progressi, un numero preoccupante di stati sta attivamente erodendo le tutele esistenti e introducendo nuove restrizioni.

L’Italia nel report TGEU: un quadro preoccupante

Per quanto riguarda l’Italia, il quadro presentato dal rapporto TGEU è particolarmente preoccupante. L’Italia si posiziona come fanalino di coda nell’Unione Europea per quanto riguarda i diritti delle persone trans. Questo posizionamento evidenzia una stagnazione, se non un vero e proprio arretramento, rispetto ad altri paesi europei. L’Italia del 2025 si ferma ad appena 7,5 punti. Danimarca e Norvegia ne hanno 26, la Germania 24,63, la Spagna 24,5, La Grecia 21, il Portogallo 20. Meglio dell’Italia anche la Polonia (10), la Repubblica Ceca (12,5), l’Albania (9). Nell’UE peggio dell’Italia solo la Romania (2), l’Ungheria (3), la Lituania (5) e la Bulgaria (6).

La comunità trans in Italia è bersaglio di “abusi sempre più feroci”. Questi includono attacchi alla carriera alias, ai percorsi di affermazione di genere e ai bloccanti della pubertà, il tutto strumentalizzato dalla retorica dell’ideologia gender. Sebbene l’Italia sia stata tra i primi paesi a legiferare in materia di cambio di sesso anagrafico (Legge 164/1982), crescono le criticità su una legge ormai datata. In alcuni casi, la procedura richiede ancora l’obbligo di interventi medico-chirurgici o la citazione del coniuge in caso di matrimonio, fino scioglimento d’ufficio dello stesso. Questo può comportare una perdita di diritti non solo per la persona, ma anche per i suoi familiari. Inoltre l’accesso a cure e supporto per i minori trans è particolarmente ostacolato, con dibattiti accesi e pressioni che ledono l’autonomia del sistema sanitario, come avvenuto all’ospedale Careggi o con l’istituzione di un tavolo tecnico da parte del Governo per rivedere le normative sulla salute delle persone trans e definire linee guida per l’accesso ai percorsi di affermazione di genere. Tavolo dove le persone e le associazioni trans sono state completamente escluse da ogni confronto.

L’Europa, come sottolineato dal TGEU, deve scegliere se difendere i propri valori fondanti o voltarsi dall’altra parte. La dignità non è facoltativa e l’uguaglianza non è negoziabile.