Maurizio De Giovanni al Pride Park: “Bisogna raccontare storie, non fare teoria, per vincere stereotipi e pregiudizi”

“Non sono uno scrittore della cosiddetta letteratura alta, scrivo romanzi popolari, non vincerò mai lo Strega ma vendo più di cinquecentomila copie di ogni mio libro: quando inserisco personaggi o storie lgbt nei miei romanzi, questi personaggi e queste storie arrivano a tantissima gente e incidono positivamente sull’immaginario collettivo”

Così si è espresso Maurizio De Giovanni, scrittore e drammaturgo di successo, creatore di personaggi letterari di culto come il Commissario Ricciardi e Mina Settembre, che ha preso parte al talk pubblico moderato da Claudio Finelli, dedicato a Scuola, cultura e inclusione che si è svolto al Pride Park di Napoli, presso il Real Albergo dei Poveri, domenica 25 giugno, ricordando il valore della narrazione, delle storie, nei processi di liberazione ed emancipazione della collettività. “Le teorie – ha sostenuto De Giovanni – passano, le storie restano ed incidono sui comportamenti e sulle opinioni delle persone”.

De Giovanni ha, inoltre, ricordato di essere destinatario di un’interrogazione in Commissione di Vigilanza Rai, voluta dall’allora presidente dei deputati di Area Popolare, Maurizio Lupi, per aver inserito, nella nota fiction I Bastardi di Pizzofalcone, un’immagine che ritraeva, in maniera certo non oscena né volgare, la relazione tra due donne.

Al talk ha preso parte anche l’Assessore all’Istruzione e alle Famiglie del Comune di Napoli, Prof.ssa Maura Striano, che ha ricordato con quanta determinazione ha voluto che il nome del suo assessorato adottasse il plurale “famiglie”, di come questo fosse un segnale importante in un momento critico per la comunità Lgbt+. La Striano ha inoltre ricordato l’impegno da sempre profuso, sia come studiosa e docente sia come rappresentante delle istituzioni, nell’incentivare i percorsi di inclusione adottati nelle scuole a favore di tutte quelle bambine e quei bambini che vivono condizioni di disagio o deprivazione. Importante anche il passaggio dedicato dall’Assessore all’adozione delle carriere alias per le studentesse e gli studenti trans nelle scuole, adozione fortunatamente sempre più frequente, oltre che nelle università, anche nelle scuole di ogni ordine e grado.

Poi è intervenuta Carmela Smaldone, referente provinciale di Agedo, acronimo di “Associazione Genitori di Omosessuali”, che ha restituito alla platea la sua personale testimonianza di madre di una donna lesbica, della difficoltà con cui, inizialmente, ha approcciato la situazione e di quanto, anche i momenti di dibattito e la narrazione delle storie, siano importanti per la crescita di tutte e tutti. La Smaldone, a proposito della scena d’amore tra due donne rappresentata in I Bastardi di Pizzofalcone di De Giovanni, condannata dall’onorevole Lupi, ha invece sottolineato di quanto sia importante la rappresentazione dell’amore lesbico che, per diverse motivazioni d’ordine antropologico-culturale, viene rappresentata meno dell’amore omosessuale.

Gian Pietro Gentilucci Leonardi, dottore di ricerca in letterature di lingua inglese e studioso indipendente di cultura letteraria LGBTQ, che dal 2014 gestisce Queerographies, archivio digitale dedicato alle pubblicazioni LGBTQIA, ha ripercorso l’importanza della narrazione e della divulgazione scientifica legata alle tematiche identitarie e di genere. Si è soffermato, a tal proposito, sull’opera di Francesco Gnerre che, nel 2000, pubblicò L’Eroe Negato, un’opera fondamentale per la divulgazione della cosiddetta cultura omosessuale poiché, per la prima volta, un volume di ricerca scientifica affrontava la necessità di recuperare l’originaria dimensione omosessuale di testi, autori e personaggi letterari che, in virtù dello stigma che gravava sull’amore che non osa pronunciare il suo nome, erano vissuti all’ombra della censura e dell’autocensura, in un inevitabile nascondimento coatto.

Inoltre, Gentilucci Leonardi ha ricordato che, a riprova di un incipiente sdoganamento della narrazione di storie LGBT, è indicativo che i tre romanzi di maggior successo degli ultimi anni sono scritti da autori che non si identificano come LGBT, e sono precisamente: “Brokeback Mountain” di Annie Proulx, “Chiamami col tuo nome” di André Aciman e “Una vita come tante” di Hanya Yanagihara, quest’ultimo diventato peraltro famoso tra i più giovani grazie a Tik Tok.

Al dibattito è intervenuto anche Vincenzo Capuano, docente e curatore del Museo del Giocattolo che ha messo a disposizione della comunità la sua incredibile collezione di giocattoli. Capuano, attivista storico, tra i fondatori del Comitato Antinoo Arcigay di Napoli, ha da sempre svolto un’importantissima azione di educazione all’inclusione attraverso la storia del giocattolo con la sua perspicua attenzione al rapporto tra giocattoli e genere. Le differenze e gli stereotipi di genere, ma anche il tempo, il sacro, la realtà virtuale, il corpo, la moda, i social, le dipendenze, sono tematiche che attingono all’universo ludico nel quale siamo immersi e, in questa prospettiva, come giustamente mette in evidenza in Giocattologia, saggio pubblicato, qualche anno fa per l’editore Mursia, Capuano ci ricorda che la storia del giocattolo ha un valore espressamente politico.

A proposito del clima culturale e politico che si respira oggi nel Paese, esprimendo legittime perplessità, da giurista, su quanto sta toccando la quotidianità delle famiglie omogenitoriali, Capuano ha raccontato di aver ricevuto diverse ingiurie e minacce, attraverso i canali social, dopo aver pubblicato sul suo sito la lettera della Dirigente Scolastica del Liceo Statale “Leonardo da Vinci” di Firenze – lettera peraltro fortemente criticata dal Ministro Valditara – in cui, all’indomani dei fatti accaduti nei pressi del Liceo Michelangelo di Firenze, la preside ricordava agli studenti che il fascismo nasce dall’indifferenza e che è proprio in momenti come questi che i totalitarismi prendono piede.

La serata è continuata con la proiezione dei corti “Luigi e Vincenzo” di Giuseppe Bucci e di “Amborosia” di Peter Spark con la bellissima lettera letta dai ragazzi e delle ragazze di Venus. A seguire il documentario “La mamma dei femminielli, Loredana contro la transfobia” e la successiva tombolata scostumata con Loredana Rossi e l’Associazione Trans Napoli, la chiusura della serata con le musiche e le tammorre del gruppo “Quelli della Curva”.

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Claudio Finelli

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