Simona Pedicini autrice di Morte per grazia ricevuta: Le femminelle sono le protagoniste indiscusse di questo romanzo.

Claudio Finelli

Intervista all’autrice che giovedì 9 novembre, alle 18:30, presenterà il suo romanzo, ambientato a Napoli, nell’ambito della rassegna letteraria Poetè

Giovedì 9 novembre, alle ore 18:30, nell’ambito della rassegna letteraria Poetè, sarà presentato a Napoli, presso il bistrot letterario Il Tempo del Vino e delle Rose in Piazza Dante, il romanzo d’esordio di Simona Pedicini, Morte per grazia ricevuta, edito da Fandango Libri.

Il romanzo, intenso e coinvolgente, ha come protagonista Sofia, giovane napoletana di famiglia borghese che, per evadere da una vita domestica opprimente e costrittiva, segnata dall’autorità patriarcale di un padre violento e dalla superstiziosa fragilità di una madre distante, cerca l’amore altrove, innamorandosi, fin dall’infanzia, di una “creatura” che, con i genitori, frequenta la sua famiglia.

Al di là dei generi e di ogni convenzione, i due vivono ore felici: quelle delle fughe a Marechiaro, avvolti nell’odore di alghe, di scogli e di rocce bagnate dal mare e quelle dei giochi nella stanza “segreta” dai mobili rosa, in cui possono immaginare di essere un Re e una Regina nel loro personalissimo Paradiso, un Paradiso magico in cui toccarsi e accarezzarsi, in cui dare voce al desiderio, in cui travestirsi e truccarsi, in cui invocare la libertà di poter peccare, liberandosi finalmente della propria identità.

Tutto è possibile nel mondo magico di Sofia e del suo amore fin quando, come nella più crudele delle fiabe, qualcuno mette fine a quell’armonia, spezzando brutalmente l’incantesimo.

Morte per grazia ricevuta è un canto all’amore impossibile, un canto che si leva tra sofferenze e privazioni, silenzi e sangue, pregiudizi e morte, in una Napoli, misteriosa e devota, che nessuna modernità potrà mai scalfire.

Per saperne di più, raggiungiamo telefonicamente l’autrice Simona Pedicini, esperta di studi storico-religiosi e antropologici, che lavora come tanatoesteta, tanatoprattore, svolgendo inoltre per privati e agenzie di pompe funebri corsi di formazione in tanatoestetica e in cosmesi funeraria.

il tuo romanzo, che si svolge tra fine anni settanta e primo decennio del nuovo millennio, ci immette in contesti familiari e domestici violenti e reazionari, dominati da un patriarcato arcaico e brutale. Credi siano situazioni ancora verificabili? La società non ha compiuto, a tuo parere, significativi passi in avanti?

Morte per grazia ricevuta è una storia che si svolge lungo un arco cronologico volutamente costruito affichè fosse quanto più vicino ai nostri tempi, per sottolineare come ancora oggi accadano vicende che hanno una portata universale e che sono senza tempo: la violenza sulle donne, la violenza su coloro che donne decidono di essere. Morte per grazia ricevuta è un romanzo di denuncia. Ma non solo: è voluto e costruito come atto politico perché vede tutte le protagoniste non vittime del sistema ma vincenti. Ognuna, suo modo, trova la maniera di opporsi a una cultura ben radicata che le vorrebbe, oggi come ieri, inesorabilmente vittime.


Altra cifra distintiva del romanzo è la presenza asfissiante di una religione cattolica intrisa di superstizione e pregiudizio. Quale peso hanno, nella storia che racconti e anche nelle azioni della nostra vita, concetti come quelli di “peccato” e “senso di colpa”?

In realtà in Morte per grazia ricevuta a essere intrisa di pregiudizio non è la religione cattolica, che anzi è intimamente vissuta e sentita dalle protagoniste, ma il pensiero laico del maschilismo dominante. E’ questo pensiero che genera il senso di colpa, il sentimento del peccato. La religione cristiana è priva di superstizione ma è fatta di un credo in cui è riposta la cultura del popolo prima e quella della chiesa poi, è dunque un luogo d’amore. Tutte le protagoniste amano Dio, le madonne, i santi con lo stesso sentimento, fatto di trasporto e di conflittualità con cui amano le donne o gli uomini.

La professione che svolgi nella vita, quella di tanatoesteta e tanatoprattore, ti porta ad una frequentazione continua con la morte. Che rapporto hai con la morte, al di là di quello dovuto dalla professione, e che rapporto hanno i tuoi personaggi? Nel romanzo, i morti sembrano in costante relazione coi vivi, credi anche tu in questa specie di mistica corrispondenza sentimentale?

In nessun’altra città se non Napoli avrei potuto ambientare Morte per grazia ricevuta. Napoli ha un senso della sacralità della morte e nello stesso tempo un sentimento di quotidianità con essa tale per cui la morte non costituisce in modo violento o cupo una fine, non costituisce in maniera tragica un inizio, ma rappresenta una dimensione altra che serenamente coesiste con la vita terrena e che a quest’ultima è così profondamente legata da non esserci fratture tra le due dimensioni. L’una trapassa nell’altra e i vivi sono con i morti, e viceversa i morti con i vivi. In nessun’altra città avrei potuto ambientare il romanzo perché Napoli vive la morte esattamente come la vivo io.


Questo romanzo nasce dalla rielaborazione di storie e vicende che appartengono al tuo vissuto privato o attinge prioritariamente ai tuoi studi storico-religiosi e antropologici? La dedica, all’inizio del romanzo, a Vale credo voglia alludere a Valentina Pedicini, brillante e apprezzata regista, finita in giovane età, nel 2020. Come mai le hai dedicato questo romanzo?

Morte per grazia ricevuta nasce da un lungo percorso di ricerca, di studi in materia di storia, di religione, di antropologia. Nasce come romanzo di devozione, di denuncia, di contributi. Contributi alla grande letteratura quale è quella di Elena Ferrante o di Anna Maria Ortese, al teatro contemporaneo napoletano post-eduardiano, alla musica napoletana, al cinema. La regista Valentina Pedicini è da annoverare tra le rappresentanti più significative del cinema moderno e contemporaneo, il cinema del reale, quello di denuncia e di politica rivoluzionaria. Morte per grazia ricevuta è un omaggio ai grandi artisti. Questo spiega la dedica a Valentina Pedicini.

Nell’ultima parte del tuo romanzo, le femminelle (o femminielli) che vivono nei vicoli dei Quartieri Spagnoli assumono un ruolo importante nella storia. Sembra quasi che in contrapposizione alla violenza della famiglia d’origine, la protagonista Sofia venga in contatto con l’umanità di una comunità più disponibile all’amore e ai sentimenti. Ti va di raccontarci brevemente che funzione hanno le femminelle nel tuo romanzo?

Le femminelle sono le protagoniste indiscusse di Morte per grazia ricevuta. Sono il senso di Napoli, portano in sé la napoletanità da un punto di vista linguistico, culturale, religioso, antropologico. Sono tutte sirene Partenope, metà donna e metà pesce, metà donna e metà uomo. Figure portatrici di una soggettività altra che non è né maschile né femminile ma che le contiene entrambe. Vivono di luci e di ombre. Di quelle stesse luci e ombre di cui sono fatti i vicoli di Napoli, hanno gli odori di quei vicoli, di quei luoghi in cui Sofia si trova e ritrova se stessa in un mondo che è fatto di dolori, di rabbia, ma sopra ogni cosa di desideri e di amore. In questo mondo, fra queste femminelle che sono luci di donne in corpi bui di uomini, Sofia per la prima volta si sente se stessa, per la prima volta si sente felice.

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