Il calcio vende l’anima agli arabi sacrificando il mondo LGBTQIA+

Vincenzo Sbrizzi

Dopo la rinuncia ai diritti fatta in nome dei petroldollari in Qatar, il calcio vende ancora se stesso e la sua anima agli arabi. Come spesso accade, i primi a essere sacrificati sono i diritti del mondo LGBTQIA+. In nome del piatto succulento questa volta ha ceduto anche una società che rappresenta una città caposaldo dei diritti arcobaleno: Barcellona. “Si raccomanda rispetto e cautela nei comportamenti pubblici e nelle manifestazioni di affetto. Un comportamento indecente, compreso qualsiasi atto di natura sessuale, potrebbe avere conseguenze legali per gli stranieri. Anche le relazioni tra persone dello stesso sesso e le manifestazioni di sostegno al gruppo LGBTQIA+, anche sui social media, possono essere motivo di sanzione“. Sono queste le parole apparse sul sito del Barcellona per aggiornate i tifosi blaugrana sulle norme di comportamento da tenere nel caso si rechino in Arabia Saudita per sostenere la squadra di Xavi impegnata nella Supercoppa di Spagna. Giovedì il Barça se la vedrà con l’Osasuna, mentre il giorno prima ci sarà il derby di Madrid fra Real e Atletico. “Inoltre bisognerà evitare il consumo, la vendita o l’acquisto di sostanze stupefacenti e di alcol – sottolinea il Barcellona -, perché severamente punibili. Al di là degli stand riservati bisognerà inoltre rispettare le consuetudini ed evitare grandi assembramenti, soprattutto in luoghi pubblici o religiosi, perché sono vietate le attività che il governo considera contrarie alla quiete pubblica”. La liga spagnola non è la sola grande organizzazione calcistica ad aver ceduto i diritti della sua coppa nazionale all’estero. In Arabia Saudita si giocheranno anche, dal 18 al 22 di questo mese, le partite della Supercoppa italiana che vedranno coinvolte Napoli, Inter, Lazio e Fiorentina. A ogni latitudine, è proprio il caso di dire, “pecunia non olet”.

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