A Napoli, Tom à la ferme, cult del teatro queer diretto da Bucci. Intervista a Lorenzo Balducci, attore del cast.

Claudio Finelli

Il drammatico melò di Bouchard, con Salvatore Langella protagonista, sarà in scena a Galleria Toledo il 30 e il 31 gennaio.

Finalmente, per la prima volta a Napoli, arriva Tom à la ferme, in scena alla galleria Toledo nei giorni 30 e 31 gennaio, uno dei testi più premiati e rappresentati della drammaturgia queer contemporanea, scritto dall’autore franco-canadese Michel Marc Bouchard e portato al successo cinematografico nel 2013 dal regista “enfant prodige” Xavier Dolan.

A dirigere la pièce, il regista napoletano Giuseppe Bucci che, a novembre 2023, ha ricevuto, per il cortometraggio A mia immagine, il prestigioso Rainbow Award, premio internazionale assegnato a personaggi della politica, della cultura, dello spettacolo, dello sport e del mondo digitale che si sono distinti per il loro operato a favore della promozione, tutela e rivendicazione dei diritti delle persone lgbtqia+.

Tom à la ferme è un melò a tinte fosche che pone al centro del racconto Tom, giovane “fashion copywriter” che si reca in campagna per partecipare al funerale del suo grande amore, Guillaume. Qui scopre che nessuno sa di lui e dell’omosessualità di Guillaume, ad eccezione del fratello di quest’ultimo, Francis, che gli impone violentemente il silenzio per non turbare la ignara madre distrutta dal dolore. La menzogna è sovrana in questa fattoria desolata. Nessuno dei personaggi riesce ad affrontare il lutto. La brutalità di Francis suscita in Tom una strana attrazione.

Nel ruolo del protagonista Tom, giovane “fashion copywriter” colpito dalla improvvisa perdita del suo ragazzo, ci sarà Salvatore Langella, noto per aver condiviso la scena con Filippo Timi nella travolgente tournée “Skianto” e per aver recitato nel film “La caccia” di Marco Bocci.

Nel ruolo dell’antagonista Francis, ci sarà Lorenzo Balducci, ormai icona Lgbt+ celebre per i suoi reels IG e per i continui sold out nelle “stand up” comedy dirette da Mariano Lamberti.

Marina Remi, attrice diretta, tra gli altri, anche da Elio de Capitani e Pippo Del Bono, interpreta Agathe, la dura madre di Francis e del defunto Guillame e completa il cast la giovanissima Maria Lomurno, punto di svolta del dramma.

Per saperne di più sulla messinscena, raggiungiamo telefonicamente Lorenzo Balducci

Lorenzo ci descrivi brevemente il personaggio che interpreti in Tom a là ferme di Bouchard con la regia di Giuseppe Bucci?

Io interpreto Francis, un ragazzo che vive in campagna con la madre e gestisce l’attività del loro terreno e le mucche. Questo è il suo quotidiano. Francis ha perso il padre e il fratello minore che aveva peraltro lasciato la casa e la famiglia molto tempo prima. Per me, la chiave di lettura principale di Francis è il fallimento nella vita e soprattutto nel rapporto con il fratello, un fratello che ha perso molto prima che morisse perché Francis non ha mai accettato l’omosessualità del fratello, anzi ha cercato più volte, anche in maniera violenta, di “rimetterlo sulla retta via”, perché Francis pensa che una persona omosessuale debba essere corretta o, in alternativa, debba essere maledetta, qualora non volesse guarire. Quest’omofobia è ampiamente espressa nel corso della storia ed essendo una cosa distante anni luce da quel che penso, è stato molto interessante lavorare proprio su questo aspetto.

Tom a là ferme affronta tematiche importanti come il coming out in famiglia e l’elaborazione del lutto. Per quali ragioni, in questo momento storico, ritieni importante portare in scena questo testo?

Tom a la ferme di Bouchard è un testo decisamente importante perché ci ricorda quanto l’omofobia sia ancora molto reale. Conosco storie di persone che ancora oggi, indipendentemente dall’età, non riescono a fare i conti con il proprio orientamento sessuale e non riescono ad accettarsi, non riescono ad esprimersi liberamente e a vivere al di fuori della gabbia-fortezza in cui hanno scelto di chiudersi per non scontentare nessuno e per non esporsi al giudizio altrui. Sembra assurdo nel 2024 ma non è così. La mancata accettazione è ancora legata all’idea della morte perché ci sono ancora tanti adolescenti omosessuali che non si accettano, che vengono bullizzati o sminuiti e non conoscono altra strada se non il suicidio per reagire e affrontare una “vergogna” di questo tipo.

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