Al teatro Elicantropo di Napoli, La vacca diretto da Gennaro Maresca: celebro il corpo nell’accezione umana e bestiale.

Claudio Finelli

Al Teatro Elicantropo di Napoli, dal 15 al 18 febbraio, torna in scena La Vacca, spettacolo scritto da Elvira Buonocore, diretto da Gennaro Maresca e interpretato dallo stesso Maresca con Vito Amato e Anna De Stefano, uno spettacolo che è ormai diventato un cult della scena giovane italiana contemporanea per  i numerosissimi riconoscimenti di cui è stato insignito:  Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti XIII Edizione (Premio giuria tecnica e popolare); Vincitore dei Premi Voci dell’Anima 2021 al Teatro della Centena dì Rimini: Premio della critica (ex-aequo), Premio della stampa, Premio sezione teatro, Premio Confine-Corpo; Premio “Per fare il teatro che ho sognato”. Per-formare il Sociale – Il Dipartimento SARAS, Sapienza Università di Roma per il bando Presente Futuro 2021.

La vicenda si svolge in un’estate torrida, in un’imprecisata periferia napoletana: in questo contesto due fratelli giovanissimi vivono un’esistenza piccola e quasi incosciente, schiacciata dall’indifferenza e senza passione.

Presentato da B.E.A.T. Teatro in coproduzione con Nuovo Teatro Sanità, il testo mette in scena uno stato emotivo, una condizione di precarietà che abitiamo, ogni giorno, quando indossiamo la nostra pelle.

La desolazione e il degrado caratterizzano certi contesti, lontani dalle logiche del benessere e del potere, che tramutano anche un desiderio naturale, quello istintivo, carnale, che ci accomuna agli animali, in costante esposizione al pericolo e alla violenza. Qualcosa accade in questo contesto familiare, in questo paesaggio altro, quasi lunare, in questo eterno grigiore in cui i corpi sembrano spenti e dove non arde una passione.Questi personaggi vivono in uno spazio indecoroso, ed è proprio lì che il desiderio strepita con forza.

Donata, interpretata dalla bravissima Anna De Stefano, rompe il quadro grigio della propria adolescenza semplicemente guardandosi. L’inadeguatezza delle sue forme piccole, di quel seno mai sbocciato e tanto voluto, pongono al centro della scena qualcosa che prima era assente: il desiderio.

Fonte inestimabile di eventi è il desiderio, che esplode con l’arrivo di Elia, un uomo misterioso, per il quale Donata cova una passione crescente.

Così innescata, la meccanica del desiderio non si può più fermare. Le aspettative dei personaggi, adesso visibili, viaggeranno da sole. Con delicatezza, con prepotenza.

Favola neorealista, La vacca racconta il desiderio e la sua fragile, radicale esistenza fuori dalle logiche del benessere e del potere. Una storia d’amore e di animali i cui corpi, stando al mondo, sono pronti al saccheggio.

L’attore e regista, Gennaro Maresca, noto anche al pubblico televisivo per aver interpretato il ruolo del magistrato Walter Ricciardi nella quarta stagione della serie Tv Sky “Gomorra” e del baritono Michele Nespoli nella fiction RAI “Il Commissario Ricciardi”, si è peraltro già confrontato con testi a tematica Lgbt, tra cui Patroclo e Achille di Fabio Casano e La grande tribù di Claudio Finelli.

Insieme a Daniele Russo. Maresca è stato protagonista dello spot del Napoli Pride 2023 “A qualcun* piace Pride” diretto da Francesca Saccenti.

Loi raggiungiamo telefonicamente per sapere qualcosa in più su La Vacca.

La vacca è uno spettacolo che porti in scena da alcuni anni e che riscuote grande successo anche da parte della critica. La pièce tratta tematiche che riguardano la violenza di genere, il patriarcato, il maschilismo, il sessismo e la deprivazione socio-culturale. Quale messaggio vorresti che arrivasse al pubblico che viene a vederlo? Pensi che il maschilismo e la violenza di genere siano problemi che interessano solo alcune fasce della popolazione o l’intero corpo sociale?

Il testo di Elvira Buonocore esplora anche il tema del desiderio umano con le sue mille sfumature e unicità. Vorrei che al pubblico arrivasse la semplicità dei concetti, la delicatezza e la forza poetica di un lavoro che vuole celebrare il corpo con diverse accezioni, dalla terra alla carne, umana e bestiale. Abbiamo avuto belle conferme e continuare il viaggio con il pubblico dell’Elicantropo ci entusiasma. La violenza di genere interessa uomini e donne dell’intero corpo sociale. È qualcosa di atavico e apparentemente indistruttibile. La cultura è l’arma vincente ma lo sforzo deve estendersi oltre l’iniziativa artistica, devono crearsi ponti con le altre realtà politiche e sociali.

In passato, prima de La vacca, ti sei misurato, come regista e/o attore anche con testi riguardanti le discriminazioni fondate su orientamento sessuale e identità di genere. Pensi che sia necessario un teatro che esprima una particolare sensibilità verso discriminazioni ed esclusione? Hai mai incontrato problemi, ostacoli o critiche per questa tua sensibilità civile?

Nel 2022 ho lavorato a La grande tribù dedicato al lavoro di Pasolini con un testo di Claudio Finelli. La forma discriminatoria era espressa nella diversità di classe sociale. Fin quando la diversità non sarà un valore da coltivare, esisteranno enormi barriere e questo messaggio ho cercato di trasmetterlo, secondo la mia visione, in diverse produzioni ne La grande tribù come in Patroclo e Achille (2018). Penso che il teatro sia il mezzo più forte per sensibilizzare su questi delicatissimi temi, perché mette materialmente l’umano di fronte all’umano. Non ho mai incontrato ostacoli rispetto alla mia vocazione alla narrazione civile, al contrario ho incontrato grandi comunità per condividere e parlarne. Sempre con l’esigenza di dover fare e cercare di più.

A proposito di maschilismo, sessismo e patriarcato: secondo te, il mondo del teatro è dominato da una visione sessista e maschilista delle relazioni o è un mondo più libero dal cosiddetto gap di genere?

Credo che nella grande comunità teatrale un discorso sessista e patriarcale sia veramente ridicolo. Gli artisti accusano e vivono certe cose fuori scena e sul palco cercano di esorcizzare queste brutture. Almeno nella comunità di cui mi sento parte si mangia dallo stesso cappello messo a terra, ci si emoziona per le stesse vicissitudini. Mi concedo una bellissima utopia!

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