Mammoletta al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli. Serafino Iorli: avere un figlio gay sarà un problema finché ci sarà il patriarcato

Claudio Finelli

Due giorni per ridere, ricordare e riflettere al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli, il prossimo 6 e 7 aprile, con Mammoletta, il nuovo spettacolo di Serafino Iorli, scritto insieme a Federica Tuzi, per la regia di Mariano Lamberti, prodotto da Teatro Segreto.

La pièce si svolge ai tempi del boom economico degli anni ’60 e racconta la storia di quel figlio maschio che di nascosto giocava con le bambole preferendole alle macchinine. Attori della vicenda: una madre impotente, un padre padrone e un figlio che si invaghisce dei suoi compagni di scuola.

“Plinio, mio padre ha vissuto la miseria, il fascismo, la guerra, ma risparmiando su tutto e privandosi di qualsiasi fonte di gioia, riesce a mettere su famiglia e a comprare una macchina per andare al mare, una televisione, elettrodomestici, tutto ciò che il boom economico degli anni 60 promette agli italiani” – così dichiara Serafino Iorli nelle note allo spettacolo – “La sua mentalità però è rimasta fascista e non perde occasione per insultare Serafino, il figlio maschio di cui avrebbe dovuto essere orgoglioso ma che gioca di nascosto con le bambole”

“La madre di Serafino è impotente” – aggiunge sempre Serafino Iorli – “stretta fra un marito padrone e un figlio che va in giro vestito da femmina, si chiude nella sua depressione e sviluppa l’Alzheimer”.

Serafino però la accudisce come una bambola e suo padre vede in questa relazione di cura l’espressione della malattia del figlio: “solo una mammola si occupa così di una mamma!”. La resa dei conti non tarda ad arrivare. La madre di Serafino muore e lui si trova davanti a un bivio: abbandonare il vecchio padre alla sua solitudine o continuare a fare la mammola e prendersi cura anche di lui…Dopo “Un bacio senza nome”, in cui Serafino Iorli ripercorreva la storia del movimento lgbtq+ in Italia, ecco la storia di un’altra Italia, quella che non si è mai voluta evolvere.

Contattiamo telefonicamente Serafino Iorli per saperne di più sullo spettacolo.

Mammoletta è una messinscena, delicata e dolorosa al tempo stesso, che narra l’educazione sentimentale e le relazioni familiari dalla prospettiva di un ragazzo omosessuale cresciuto in una famiglia che non l’accetta. Credi che la mancata accettazione di un figlio Lgbt sia ancora un problema molto presente nel nostro Paese?

Lo sarà sempre, almeno fin quando i lasciti del patriarcato continueranno a riemergere. Nessuno ne è immune, purtroppo.

Secondo te quali sono le cause di questo rifiuto?

Le convenzioni sociali; tutto quello che è diverso è difficile da accettare. Purtroppo abbiamo vissuto anni di stereotipi, che ancora vengono riproposti anche dalle vecchie guardie, vedi Malgioglio.

Plinio, il padre del protagonista della tua pièce, è ancora legato al fascismo. È possibile, secondo te, che il nostro Paese non abbia ancora fatto i conti col suo passato “più nero”?

Beh certo, se ti giri intorno è tutto un braccio destro alzato, e allo stesso tempo rinnegato. Ognuno comunque si crea la propria bolla…

La scrittura di questo spettacolo è frutto di un lavoro congiunto con Federica Tuzi. È un lavoro che attinge direttamente alla tua biografia personale o nasce dall’osservazione di vicende che hai avuto modo di conoscere, osservare e approfondire?

Lo spettacolo è quasi interamente autobiografico con esperienze prese da vita vissuta di amici e conoscenti.

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