Inclusione e sviluppo economico, report Tortuga: l’Italia resta indietro in Europa

Vincenzo Sbrizzi

È una nazione indietro rispetto al contesto europeo quella che ci restituisce il “Rapporto tra inclusione Lgbtqia+ e sviluppo economico locale”, realizzato da Tortuga in collaborazione con Edge e grazie al supporto del Gruppo Sace. Nella sua seconda edizione, lo studio spiega come le dinamiche inclusive favoriscano la crescita economica e come i due fattori siano strettamente connessi. Purtroppo i dati raccolti sull’Italia, e al suo interno tra le varie regioni, confermano una tendenza che ci vede dietro in Europa. Per prima cosa l’Italia, cresce meno delle altre democrazie occidentali in termini di inclusività, così come numerosi studi dimostrano anche dal punto di vista economica. Dietro di noi in Europa ci sono solo Paesi come Polonia, Grecia e Ungheria, già segnate da problemi economici e con gravi carenze dal punto di vista politico. Il dato delle differenze si acuisce se si scandaglia il territorio italiano. Scendendo al Sud i parametri dell’inclusività peggiorano nettamente rispetto al Centro-Nord. Di fatto più ci si avvicina ai confini nazionali settentrionali e più la situazione migliora. Il rapporto è stato presentato oggi, 19 aprile, presso la sede di Bloomberg a Milano e tiene conto di alcuni parametri per la valutazione dell’indice di inclusione. Si calcolano i dati sulle unioni civili uniti alla sentiment analysis sui social, in particolare su “X”, ex Twitter. Oltre alle differenze territoriali, sia in Italia che in Europa, il dato più impressionante è dettato dal fatto che i territori più inclusivi siano in media del 61% più ricchi rispetto a quelli meno inclusivi. Secondo il rapporto, dal 2017 l’inclusività ha inciso come attrattore per quelle zone che hanno potuto godere di un vero e proprio premio in termini di attrattività. Che la corrispondenza sia poi biunivoca mette anche in evidenza come laddove le differenze sociali ed economiche sono più acuite si alimentino anche più facilmente le tensioni sociali in cui le minoranze risultano essere spesso vittime. Un dato politico fondamentale su cui spesso certi schieramenti hanno speculato in termini elettorali facendo finta di ignorare, in maniera miope, anche i risvolti economici oltre che culturali. “L’Italia è la somma di una serie di territori e comunità locali molto diversi tra loro. Quando si parla di benessere Lgbtquia+,,commenta Lucia Urcioli di Edge, i dati della nostra ricerca evidenziano un divario di inclusione molto significativo che va di pari passo con lo sviluppo economico e la distribuzione della ricchezza. Le aree del Paese meno inclusive sono anche sempre meno attraenti e quelle che appaiono maggiormente destinate al declino. E, tra queste, il Sud Italia appare purtroppo essere l’area del paese più colpita da questo inclusion divide” conclude la Urcioli. “La nostra ricerca vuole aiutare le comunità locali, le imprese e i leader politici a identificare i punti in cui è più necessario un lavoro a favore dell’inclusione.
Promuovere il benessere e l’inclusione delle persone Lgbtquia+ non è solo una questione di giustizia sociale – sottolineano ancora da Edge, associazione che da oltre 12 anni svolge attività di advocacy finalizzate alla crescita dei diritti ed al miglioramento delle condizioni delle persone Lgbtquia+ in particolar modo nei luoghi di lavoro, nelle professioni e nel business – è anche un fattore chiave per la crescita economica e lo sviluppo complessivo. Come attivisti che prestano particolare attenzione alla ricerca ed analisi di dati in grado di convalidare le proprie tesi con l’evidenza dei numeri, siamo felici di fornire alle imprese e ai responsabili politici informazioni tangibili e attuabili sull’inclusività delle comunità locali, in modo che possano aumentare e indirizzare meglio i loro sforzi per promuovere l’uguaglianza”.

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