L’Iraq approva una legge contro omosessuali e transgender: 15 anni di carcere

Vincenzo Sbrizzi

Il parlamento iracheno ha adottato sabato una legge che criminalizza i rapporti omosessuali e il cambio di genere e prevede pene fino a 15 anni di reclusione. Il voto del parlamento di Baghdad è arrivato ieri e supera una prima versione che inizialmente prevedeva la pena di morte. La legge adottata dichiara l’obiettivo di “proteggere la società irachena dalla depravazione morale e dagli appelli all’omosessualità che hanno invaso il mondo”, secondo una copia del testo della norma visionata dall’agenzia di stampa Reuters. La legge definita “sulla lotta alla prostituzione e all’omosessualità” è stata sostenuta principalmente dai partiti musulmani sciiti conservatori che costituiscono la più grande coalizione nel parlamento iracheno. La legge vieta le relazioni omosessuali e prevede un minimo di 10 anni e un massimo di 15 anni di reclusione e impone almeno sette anni di reclusione per chi venga riconosciuto colpevole di “promuovere” l’omosessualità o la prostituzione. Amnesty International ha commentato, denunciando una “violazione dei diritti umani fondamentali”, sottolineando che gli emendamenti adottati “mettono in pericolo gli iracheni già vittime di vessazioni quotidiane”, in un Paese conservatore dove le minoranze sessuali sono costrette a nascondere la loro vita privata. Preoccupata anche la reazione dell’Europa. “L’Unione europea è preoccupata per l’adozione di una legislazione in Iraq che prevede la reclusione da 10 a 15 anni per le persone che hanno rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici, che l’Iraq ha ratificato nel 1971, stabilisce che le leggi devono proibire qualsiasi discriminazione e garantire a tutte le persone una protezione uguale ed effettiva contro la discriminazione per qualsiasi motivo”. È quanto si legge in una nota del portavoce del Servizio di Azione esterna dell’Ue. “L’Ue invita i legislatori iracheni a rispettare gli obblighi internazionali in materia di diritti umani e ad attuare efficacemente l’articolo 14 della Costituzione irachena, che vieta la discriminazione basata sull’origine, la religione, l’appartenenza a minoranze e per altri motivi”, aggiunge la nota.

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