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Tra memoria e orrore che continua: un altro 27 gennaio

La giornata della Memoria che deve rimanere tale e non diventare solo ricordo

Tra memoria e orrore che continua: un altro 27 gennaio

Cultura Queer, Pride & memoria, Transfobia

25 Gennaio 2025

Di: Vincenzo Capuano

Il 27 gennaio di quest’anno sono gli occhi in lacrime di Sami Modiano, reduce dei campi di sterminio nazisti, nella puntata di Caro Marziano, andata in onda il 21 del mese su RAI 3. La memoria può avere il sentimento insostenibile dell’orrore, del male, del dolore per la scomparsa traumatica delle persone care, della distanza siderale tra il sentimento degli affetti casalinghi e il gelo del filo spinato. Quello che divideva Sami dall’amata sorella.
Sami Modiano

Che armi di elaborazione abbiamo di tanto dolore? A che cosa è servito? Che senso ha il vuoto di senso che l’anima contatta con l’orrore? Coltiviamo la memoria – si è detto – come elaborazione critica del passato, per la progettazione e realizzazione di un futuro migliore. Perché non debba più accadere. Si spera.

Liliana Segre di recente ha lanciato l’allarme: “Tra poco, quando non ci saranno più i diretti testimoni dell’Olocausto, la memoria lentamente svanirà. Le persone, i popoli non sapranno più nulla di quello che è successo”. Lo ha dichiarato chi della memoria ha fatto la sua ragione di esistere. Forse, allora, potremmo anche noi autorizzarci lo sconforto. La resa, mai!


Liliana Segre

Spero non che non succeda mai che la memoria, derubricata a ricordo, affiori per caso, come una foto ingiallita. È doveroso, quindi, chiedersi cosa stia succedendo al mondo. La destra populista e nazionalista in tanti Paesi, nel nostro Occidente, miete consensi di sostenitori in delirio. Lo chiamano il popolo sovrano, è in realtà una massa delegante, consegnata dalla paura e dal risentimento alle ragioni dell’odio, alla promessa di riscatto di quelli che si propongono come l’uomo o la donna forte, alla promessa di riscatto generata dal caos. Massa ignara di tutto, del fatto, ad esempio, che, per definizione, il capitalista come l’oligarca non chiedono altro che espropriare la sovranità economica, civile, morale altrui nel loro esclusivo interesse.

Il genio di Antonio Albanese aveva partorito prima del tempo un inquietante Ministro della Paura, ormai presente sotto forma di sentimento trasversale in ogni governo democraticamente eletto, pronto ad esercitare in maniera illiberale, senza vincoli né limiti, senza contrappesi e misure, il suo immenso potere. Il suo compito quello di incantare il popolo, inventando minacce e capri espiatori, cui lui solo è capace di porre ostacolo, in una titanica lotta contro il male. Edificare paure per proporsi come “soluzione finale”, mandata da Dio.

Quasi tutte le dinastie oligarchiche o dittatoriali hanno un substrato messianico; croci appese al muro, rosari in mano, devozioni mariane, grandi paramenti; gli unti dal signore sarebbero voluti direttamente da Dio per salvare il popolo minacciato. A loro volta, risultano spesso salvati da attentati e minacce nemiche dall’intervento miracoloso della mano dell’Altissimo, che avrebbe deviato il colpo (facendo secco un poveretto di passaggio, che, non si sa per quale ragione, paga per tutti nel superiore interesse). L’attuale presidente degli Stati Uniti d’America, come è noto, è il più autorevole dei miracolati, per consegnare all’America, e quindi al mondo, l’età dell’oro. Ma visto che ci credono: e se a salvarlo fosse stato il diavolo? Sono dubbi che non sembrano sfiorare milioni di elettori, certi di partecipare ad un disegno provvidenziale.

Il resto lo fanno i linguaggi, sdoganati quelli più razzisti, omofobi, inneggianti al fascismo e al nazismo; minacciosi, trionfanti, furiosi, radicalmente identitari, perché sia chiaro che non è più tempo di multilateralismo e di multiculturalismo, considerati nefasti effetti della globalizzazione. Puntano direttamente alla pancia di chi si è visto sottrarre strumenti interpretativi, nella migliore delle ipotesi in favore di una idea salvifica della tecnica. Perché con lo studio della storia, della letteratura, della filosofia “non si mangia”, ma soprattutto si rischia che poi non ci si crede più. “Non mandateli a scuola sennò non ci credono” – tuonavano i preti dall’altare a fine ‘800. Siamo tornati indietro, con l’ulteriore inganno della post-verità da social media, con l’odio che vince sulle parole, nascosto dietro lo schermo anonimo, pronto a rovinare la vita e la reputazione di chi dissente, di chi non ha fede.


Alcuni dei 45 arrusi confinati a San Domino © Luana Rigolli, L’isola degli arrusi.

Stiamo facendo la storia! È questo il mantra da far digerire al mondo. Significa che si può dichiarare la fine della storia per come è stata letta finora e, con essa, la fine della memoria. Efficace giornalisticamente: analisti di ogni colore politico ci si buttano. Tutti a spiegare che con questi qui siamo al “cambio di paradigma”. Nulla sarà più come prima. Tiriamo una linea e andiamo punto e a capo.

Tutto falso, siamo ancora qui, è la stessa storia e non dobbiamo riconoscere nessun taglio, nessuna cesura. Per quanto sfrangiata, siamo nell’Europa della Rivoluzione francese, della democrazia. Le nostre costituzioni non possono essere modificate a piacimento dal nuovo corso, perché sono figlie del dopoguerra e della pace, della socialdemocrazia, del cattolicesimo democratico, del comunismo ideale, del pensiero libertario. Non sono nate dal nazismo e dal fascismo, ma contro di essi.

Con lo stesso funambolismo dialettico in Italia ci vogliono convincere del progetto a tre gambe, in barba alla Costituzione: capo dello Stato e parlamento si possono archiviare in favore del premier forte, anzi fortissimo; l’autonomia del giudice è un ostacolo all’amministrazione della giustizia; l’Italia nel suo stesso interesse può anche andare a due o tre velocità. E poi, come se non bastasse, il progetto eversivo ha anche una quarta, una quinta, una sesta gamba: il divieto di manifestare, il controllo della televisione pubblica e dell’informazione indipendente, l’attacco al libero insegnamento universitario, l’eliminazione dei corpi intermedi, dai sindacati alle associazioni. Il cittadino, trasformato in dipendente, nello Stato trasformato in azienda di famiglia, sarà felicemente solo e senza rete, in balia di un’arbitraria idea di meritocrazia.

Orban fa scuola e ti spiegano che è inutile e anacronistico parlare di fascismo, di nazismo. La gente non ti segue, ormai non interessa più a nessuno. Peggio che mai le “esagerazioni della cultura woke”, concetto che fa il pari per livello di falsificazione e mala fede con la “teoria del gender”. Ci dicono che si perde se si difendono minoranze numericamente irrilevanti, come la comunità lgbt, mettendo in secondo piano i problemi del popolo. Dovremmo chiederci perché mai, a fronte di tanta irrilevanza, l’attacco alla minoranza lgbt è sempre ai primissimi posti dell’agenda.

L’inventata contraddizione tra diritti civili e sociali, per cui, se si difendono gli uni, si toglie spazio agli altri è un’altra architrave del programma. Serve a innescare la guerra tra poveri. Serve a raccontare che l’immigrato ci toglie il lavoro, che occuparsi dei diritti lgbt è ragionamento da ZTL, che toglie risorse alla borghesia impoverita nel portafoglio e costretta in zone a traffico illimitato. Serve a costruire il nemico, ad individuare il capro espiatorio. Uno schema già visto ai tempi che si vorrebbero considerare superati.


I primi migranti deportanti in catena ed espulsi da Trump 

Riassumendo: il nazismo non può tornare, questi non sono fascisti, sono solo anti-antifascisti, la storia non si ripete, anzi non è nemmeno andata come ci raccontano i testimoni diretti e, tra poco, grazie ai tecno-pluto-nazisti del web e dei satelliti, i fascisti saranno davvero su Marte.  Speriamo ci rimangano!


Elon Musk

Non dobbiamo crederci, nessun cambio di paradigma, nessuna linea rossa, nessun punto e a capo. Saranno pure post, ma sempre fascisti sono. Ce lo dice la storia cosa hanno combinato, ce lo insegna la memoria quello sono e ci insegna che hanno edificato muri di sangue e dolore da cui i nostri martiri dell’Olocausto e della Resistenza ci chiamano alla responsabilità della giustizia e della verità; al primato del debole, del diverso, dell’oppresso. Unica religione laica, umana e civile. Unica garanzia di tutela di ogni individuo.

Dobbiamo essere pronti ad alzare la barricata, casa per casa, strada per strada, come nelle nostre Quattro Giornate.

Con gli occhi di Sami negli occhi.