Brutale aggressione a Roma, tre donne trans prese a calci e pugni. Le associazioni trans: “L’odio è politico, il governo ha precise responsabilità”
Un comunicato firmato da Italia Trans Agenda denuncia il clima di violenza alimentato dalla retorica sull'“ideologia gender”. Dopo l'attacco avvenuto nella notte tra il 31 maggio e il 1° giugno, si chiede una legge contro la transfobia e lo stop alla propaganda d'odio.

Tre donne trans sono state vittime di una brutale aggressione nella notte tra sabato 31 maggio e domenica 1 giugno a Roma. L’attacco, avvenuto in viale delle Provincie, sarebbe stato perpetrato da un gruppo di circa dieci ragazzi che hanno colpito le vittime con pugni e calci, accompagnando la violenza con minacce, il tutto nella quasi totale indifferenza dei presenti.
A denunciare l’accaduto è un duro comunicato congiunto delle associazioni trans, firmato da Italia Trans Agenda, che definisce l’episodio non come un caso isolato, ma come “il frutto di un clima politico e culturale costruito per legittimare odio, paura e violenza“.
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Il dito viene puntato direttamente contro l’attuale esecutivo: “È il risultato diretto delle politiche di questo governo che agita lo spettro dell’‘ideologia gender’ per cancellare i nostri diritti e ostacolare i nostri percorsi, soprattutto quelli delle giovani persone trans“.
Il comunicato sottolinea come una delle vittime, Giulia, fosse già stata aggredita nell’agosto del 2024, un episodio per il quale “nessuno ha pagato. Nessuno ha agito”. Da qui la sensazione di abbandono: “Lo Stato ci lascia sole e ci vuole invisibili”.
Di fronte a questa escalation, le associazioni firmatarie dichiarano di non accettare più il silenzio e avanzano richieste precise per tutelare la comunità trans. Tra queste, spiccano quattro punti programmatici:
- Una legge contro i crimini d’odio che riconosca esplicitamente la transfobia come una forma di violenza strutturale e che impegni le istituzioni a un’attiva prevenzione, anche nelle scuole.
- L’istituzione di un osservatorio nazionale sui crimini d’odio, con il coinvolgimento diretto delle associazioni per monitorare e analizzare il fenomeno.
- Un piano di contrasto alla propaganda basata sulla “fantomatica teoria del gender”, per promuovere attraverso scuole, media e istituzioni una conoscenza reale e rispettosa delle vite delle persone trans.
- La garanzia di un UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) realmente autonomo e indipendente, criticando le nomine politiche dirette da parte di figure come la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, accusata di promuovere “derive trans-escludenti”.
Il comunicato si conclude con una forte denuncia: “La violenza che viviamo è sistemica. Non è emergenza e ha precise responsabilità politiche“, ed esprimendo piena solidarietà e “rabbia organizzata” verso le vittime, le associazioni rilanciano la lotta contro un sistema definito “oppressivo e violento”.
